74° ANNIVERSARIO DEI DIRITTI UMANI: “QUESTO STRAORDINARIO DOCUMENTO NON È UN MONUMENTO AL PROGRESSO UMANO, DA AMMIRARE DA LONTANO”.
L’Associazione per i Diritti Umani e la Tolleranza, affiancata da Fundacion Mejora ha organizzato un evento di un’intera giornata per celebrare e discutere le buone pratiche da rafforzare.
Si è svolto a Ginevra- Svizzera presso la sede delle Nazioni Unite l’incontro in celebrazione dell’Anniversario della Dichiarazione Universale dell’ONU, dal titolo “Diritti Umani per una Cultura della Pace”. 30 relatori provenienti dalla società civile, dal governo, da organizzazioni nazionali e internazionali, dal mondo accademico e dalle comunità religiose si sono riuniti nella Sala XVIII delle Nazioni Unite a Ginevra con lo slogan #HumanRights4Peace, per esplorare le buone pratiche e le cose da migliorare per promuovere l’applicazione concreta dei Diritti Umani, attraverso una cultura di pace, in un evento organizzato dall’Associazione per i Diritti Umani e la Tolleranza, con status consultivo speciale presso l’ECOSOC delle Nazioni Unite e affiancata dall’importante partnership di Fundacion Mejora, due delle principali ONG in Europa che utilizzano i programmi educativi United for Human Rights e, per i più giovani, Youth for Human Rights ideato dalla Prof.ssa Mary Shuttleworth (presidente di Youth for Human Right International).
Mentre si conclude il 74° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU) e inizia il 75°, ci troviamo di fronte a un mondo diviso in fazioni sempre più piccole dove le arti del dialogo e della vera “conoscenza dell’altro” che porta al rispetto reciproco, si stanno perdendo a favore della violenza delle armi, della paura e dell’odio.
In questo momento storico caratterizzato da una crescente mancanza di pace e comprensione tra gli esseri umani, in cui le sfide dei diritti umani continuano a presentarsi giorno dopo giorno, la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Uomo rimane uno dei documenti più importanti firmati nella storia del mondo, nonché il riferimento più Universale e Completo nel campo dei Diritti Umani. Nonostante sia uno strumento fondamentale per la pace e l’inclusione, continua a essere estremamente sconosciuto alla popolazione generale e persino ai funzionari degli Stati membri, impedendo così la sua logica applicazione anche nella vita quotidiana.
Nel suo preambolo, la Dichiarazione Unoversale dei Diritti Umani dell’ONU sottolinea che “il riconoscimento della dignità intrinseca e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana è il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo“.
A che punto siamo con l’attuazione dei Diritti Umani? Che cosa è stato efficace? Come possono i Diritti Umani essere ancora più determinanti nel creare e diffondere ampiamente una cultura di pace in ogni strato della società?
I panels si sono concentrati sui 4 temi Educazione, Libertà di Pensiero, Diritti Umani e Pace: 1) Educare i Giovani sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU, 2) Fede e Diritti Umani, 3) “Governo, Articolo 18 – Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e Pace” e 4) Diritti Umani e Attività della Società Civile”. Con uno sguardo al futuro, si sono esplorate le buone pratiche degli Stati Membri e della Società Civile, separatamente e lavorando insieme, che hanno portato a miglioramenti nel benessere e nella dignità degli esseri umani.
L’incontro è stato inaugurato dai presidenti delle due organizzazioni, Fiorella Cerchiara e Ivan Arjona, insieme al Dott. Kishan Manocha Capo del Dipartimento Tolleranza e Non Discriminazione presso l’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell’OSCE, e Sua Eccellenza l’Ambasciatore Irénéo Namboka Vicepresidente di AidO International, consulente per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ex responsabile dei Diritti Umani dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
Come ha affermato Il Dott. Manocha nel corso del panel inaugurale: “la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è un documento che ci chiama tutti a standard più elevati per essere umani e agire come esseri umani degni di questo nome. Per me, la Dichiarazione Universale non ha mai perso la sua magia. Ma questo straordinario documento non è un monumento al progresso umano, da ammirare da lontano, ma è destinato ad essere fatto proprio, ad essere posseduto da ogni generazione come un progetto, se volete, per intraprendere azioni concrete per difendere i diritti umani e le libertà fondamentali nei nostri continui sforzi per costruire un mondo migliore”.
Il primo panel ha trattato il tema “Educare i giovani alla Dichiarazione universale dei diritti umani”, che promuove valori, convinzioni e atteggiamenti che incoraggiano tutti gli individui a difendere i propri diritti e quelli degli altri.
Sono intervenuti Fiorella Cerchiara, Presidente dell’Associazione per i Diritti Umani e la Tolleranza; Valeria Antinoro, Presidente dell’Associazione Sana Pianta; Simona Castellucci, Avvocato, Vice Presidente dell’Associazione Sana Pianta; Georgina Martinez Herrera, PhD Constitutional Law & Human Rights; Lorena Tapia Núñez, avvocato e presidente della Fundación Latinoamericana Sostenible; Joseph Sassou, presidente di (ACIDU), Association de la Conscience Illimitée pour le Devèloppement et pour l’Union e Manuela Contucci, fondatrice di Spiritualità senza Frontiere.
Il secondo panel si è concentrato su “Fede e diritti umani”. Il cerimoniere ha citato il professor Lucas Swaine: “La libertà di pensiero è il precursore e il progenitore di altre libertà, tra cui la libertà di religione, la libertà di parola e la libertà di espressione. È la condizione indispensabile di quasi tutte le altre forme di libertà. Con rare eccezioni, un riconoscimento pervasivo di questa verità può essere rintracciato nella nostra storia, politica e legale.
Questo ricco panel è stato moderato dal Rev. Eric Roux in rappresentanza di Global for Europe of the United Religions Initiative (URI), probabilmente la più grande rete interreligiosa oggi esistente. Tra i relatori, Wissam al-Saliby, direttore dell’Ufficio per i Diritti Umani dell’Alleanza Evangelica Mondiale (AIE) a Ginevra; Thinlay Chukki, Rappresentante di Sua Santità il Dalai Lama che ha offerto anche un prezioso contributo direttamente da SS Il Dalai Lama; Gursharan Singh, Segretario Generale della Sikhi Sewa Society; Lakshmi Vyas, PhD, Presidente dell’Hindu Forum of Europe; Iván Arjona, Presidente dell’Ufficio Europeo della Chiesa di Scientology per gli Affari Pubblici e i Diritti Umani che ha portato anche un contributo lasciato da L. Ron Hubbard; Boumediène Benyahia, Islamologo – Segretario Generale e Referente Scientifico del Coordinamento delle Organizzazioni Islamiche in Svizzera (COIS), Direttore dell’Istituto della Parola (Kalima), Segretario Generale dell’associazione CRI-Voice of Victims.
Il terzo panel, “Governo, Articolo 18 – Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e Pace”, ha affrontato il modo in cui alcuni governi europei affrontano la Libertà di Pensiero, Religione e Credenza, menzionando alcune delle buone pratiche che aiutano ad avvicinarsi a un senso di pace sociale e quali altri aspetti hanno margini di miglioramento nella società globalizzata di oggi.
Il dottor Kishan Manocha, che ha trattato la questione sia dal punto di vista della società civile che da quello del governo o di un’organizzazione sovranazionale nel suo ruolo presso l’OSCE/ODIHR. Dall’Italia sono intervenuti la Prof.ssa Maria d’Arienzo, professore ordinario di Diritto Ecclesiastico, Diritto Canonico e Diritti Confessionali presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e membro della Commissione Interministeriale Italiana per le Intese con le Confessioni Religiose; il Dott. Pasha Shah, Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, Assistente del Direttore del Dipartimento per il Livellamento, le Comunità e il Governo Locale del Regno Unito; Inés Mazarrasa, direttrice della Fondazione Pluralismo e Coesistenza (Living Together), presso il Ministero della Presidenza, delle Relazioni Parlamentari e della Memoria Democratica della Spagna; e infine Isabel Ayuso Puente, avvocato, segretario generale della Fundacion para la Mejora de la Vida, la Cultura y la Sociedad e vincitrice del Premio per la Libertà Religiosa 2015.
La giornata si è conclusa con il Panel “Diritti umani e Attività della Società Civile”. Nel corso del panel inaugurale e di quelli precedenti, è stato evidente che il lavoro svolto dalla società civile in generale è più che necessario e gli interventi di quest’ultimo panel ne sono stati la pura testimonianza. I relatori sono stati Massimo Restivo, Vicepresidente della Fondazione United Planet; Giulia Mazzoni, Avvocato – Membro del Comitato Scientifico della Fondazione United Planet; Alberto Zummo, Membro del Comitato Scientifico della Fondazione United Planet; Gianluca Piroli, Delegato dell’Associazione Rock NO war; Cristina Simonini, Presidente dell’Associazione “Per i Bimbi”; Jessica Avelar, Presidente di Ammic – Asociación Mujeres Migrantes en Italia – Associazione delle Donne Migranti in Italia; Marisol Chavez, Vicepresidente di Ammic; Pascale Fressoz, Presidente dell’ONG Alliance Internationale pour les Objectifs de Développement Durable.
Il tema dei Diritti Umani è vasto, si è trascorsa una giornata cruciale per esaminare lo stato della questione, condividendo idee, pensieri e progetti, nonché preoccupazioni e speranze per il futuro. Si è dato uno sguardo alle attività presenti e future, in particolare a quelle relative all’eliminazione di diversi tipi di discriminazione e di violazioni dei Diritti Umani, manifestate in tutte le loro forme. Si è condiviso un quadro concettuale per un percorso di resilienza che emerge dalla collaborazione tra governo e società civile.